| Questa mattina ho appreso la triste notizia che Antonio Beato ci ha lasciati. Ha raggiunto i suoi vecchi cani che lo attendevano sul ponte arcobaleno. Una lunga fila di vecchi amici da ritrovare, perché l’incontro di Antonio con i cani risale a moltissimi anni fa e molti sono i soggetti che lo hanno accompagnato in questi anni. Si era avvicinato alla cinofilia ufficiale come bassottista, ma il suo incontro con i Corgi (mai più abbandonati..) risale alla metà degli anni ’70, anni in cui acquistò il suo primo Pem a Roma da Martha Baker, all.to Dimethia., come gli piaceva spesso ricordare. Aveva l’onore di essere il più vecchio corgista Italiano e anche se è arrivato in tempi successivi all’allevamento (il “nome” ufficiale “delle Dodici Querce” è nato soltanto qualche anno fa) , la sua conoscenza della razza e dei nomi che l’avevano popolata si perdeva nei lunghi decenni che avevano scandito il suo amore genuino. Conoscenza che abbiamo sempre ritrovato nelle sue scelte allevatoriali, importando soggetti di genealogie importanti, spesso figli del “tal” cane, o scegliendo sempre per le sue fattrici stalloni di rilievo internazionale. Conoscenza che si ritrovava nel suo simpatico modo di esprimersi “INGLISC”, figlio di una lingua imparata a suon di leggere e rileggere gli Handbook della Welsh Corgi League… Credo che in un certo qual modo la cinofilia sia in debito con lui perché, rispetto all’impegno profuso, i successi sono sempre stati meno delle difficoltà da lui patite. Però credo anche che l’importanza di un vero amatore, la sua rilevanza all’interno di una razza, non si misuri dalla quantità dei trofei accumulati negli anni, ma da quanto si è fatto per garantirne la vita, la continuità, la diffusione dell’amore e l’interesse per la stessa fra gli altri. E, in questo senso, Antonio ha fatto molto. Ha anzitutto mantenuto viva una razza per anni in un ambiente ancora più difficile per la cinofilia come il sud dell’Italia. Ci ha lasciato un po’ troppo presto e mi spiace che ancora una volta il destino gli abbia all’ultimo girato le spalle, impedendogli di coronare il suo sogno di una tranquilla vita da pensionato che si dedica esclusivamente ai suoi cani. Un vecchio amico allevatore mi diceva che la Razza è il Fiume, noi allevatori siamo come pescatori e possiamo solo costruire la nostra barchina. Sarà grande o piccola, bella o brutta, ma non sarà mai il Fiume. E il suo vero valore si misurerà dalla capacità che avrà la stessa di navigare anche dopo di noi. Esattamente come ha fatto Antonio, che ha lasciato cani di valore e nuovi “eredi”, essendo stato colui che ha introdotto nella nostra razza Valeria ed Ermanno, ormai allevatori più che attivi a pieno titolo. Le Dodici Querce vivranno ancora. Bravo, Antonio, very well done!
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